sabato 5 marzo 2016

Una, nessuna, centomila

Mamma e papà me lo hanno sempre detto. Ho iniziato ad essere una rompimaroni (e mi si perdoni, qui, il primo di una lunga serie di francesismi) già dal giorno della mia nascita. La notte di Pasqua del 1981.

I medici si preparavano, fregandosi le mani (appiccicaticce per lo più) tutti contenti, per andare a casa e celebrare la Santa Pasqua con le loro famiglie. Che ai tempi, a queste riunioni di famiglia, ancora ci si teneva un po’ tutti. Me li immagino, intenti a pensare al lauto pasto, chi con la famiglia, chi in turno in ospedale coi colleghi. E invece NO. Dovevo nascere io. Era giunto il momento. 

Un taglio cesareo e via, eccola lì. Ha già un sacco di capelli e pare un bel maschietto ma, attenzione, NON HA IL PIPINO! Già c’è chi minaccia di chiamarla Pasqualina, chi si dispera perchè la voleva chiamare Vittorio ma, per ovvie ragioni, non lo puo’ fare. Insomma, un delirio. Grazie al cielo non ho un nome maschile e nemmeno mi han chiamata Pasqualina. Ma porto un nome che, francamente, mi piace poco, per cui preferisco che gli altri mi chiamino con il mio nickname che, oramai, è diventato il mio secondo nome di diritto. 

La storia è lunga e complessa e forse un giorno ne parlerò svelando uno di questi arcani misteri.

Per ora, però, ci sono quattro me. Ce n’era una quinta, chissà se un giorno tornerà: io me lo auguro, era una tizia interessante.

Dite che soffro di disturbo dissociativo dell’identità? Nein. Sono una giocatrice di ruolo. Conosco gente, faccio e scrivo cose in mondi talmente differenti dal mio che, spesso, imparo più da quelli che dalla realtà – un tantino troppo stretta per i miei gusti. Non siate pignoli: dite che è roba da ragazzini, lo state pensando, lo so, ve lo leggo nelle palle degli occhi, eppure… Eppure è e resta un gioco, un modo per affrontare meglio la vita. Diciamocelo, ‘sti anni Duemila non sono propriamente il massimo. 

Sarà che sono figlia degli anni ’80. Faccio parte della generazione che si stava meglio quando si stava peggio. Sono quella che riavvolgeva le cassette con la penna Bic (o similia) per non scaricare le pile del walkman. Quella che telefonava dalla cabina a gettoni. Quella che non aveva certo bisogno di Facebook per parlare con i vicini di casa, ma andava a suonargli il campanello o bussare alla porta perchè, alla brutal maniera, il campanello nemmeno lo si aveva. Costava troppo. 

Eccetera, eccetera, eccetera. 

Ma insomma, a chi potrebbe mai importare di un discorso introduttivo su un blog che non ha nemmeno uno sfondo figo o una foto pornografica accalappiavisite? Non importa nemmeno a me!

Facciamo allora il discorso introduttivo serio.

Questo è un blog in cui parlerò solo delle mie passioni. La musica, la corrispondenza, i giochi di ruolo, i libri, i viaggi. 
Per tutto il resto vi rimando al mio blog primario che è Italia Paralella !


Nessun commento:

Posta un commento