In un post precedente avevo accennato al fatto che, probabilmente, avrei dedicato qualche abbozzo di scriuttura ad alcune immagini che durante la mia breve vacanza appenninica mi erano rimaste impresse. Non sono racconti, sono proprio fotografie, all'interno delle quali c'è un pochino di più del semplice "vedere" ed "ascoltare". Magari a qualcuno fa piacere leggerli. Sicuramente non hanno nè capo nè coda. Li si prendano semplicemente per ciò che sono. Li raggrupperò (sempre se ce ne saranno altri) sotto l'etichetta "Fotografie".

Fabiana è un'artista. Vive in un appartamento mansardato a Rio d'Oro, un borgo situato a 800 metri sul livello del mare, e quando apre le finestre le pare quasi di toccare il cielo con un dito.
Come ogni artista che si rispetti - e sfido chiunque a dire il contrario - nel suo "caos organizzato" trova sempre tutto ciò di cui ha bisogno: tele, pennelli, tempere e acquerelli, matite, fogli volanti, macchine fotografiche di ogni epoca, obiettivi riposti con cura, gomme smangiucchiate, mazzi di tarocchi.
A Rio d'Oro non c'è nata o cresciuta. Si è semplicemente ritrovata lì, per caso, un pomeriggio di cinque anni fa, nella sua unica settimana di ferie, seguendo una rotta non segnata, una piccola voce nel suo subconscio. Una volta scesa dall'auto ha sentito l'aria del borgo entrarle nei polmoni e accarezzarle la pelle, mentre il profumo dei biscotti di farina di castagne giungeva dalla panetteria aperta. Tutto ha avuto inizio così, in quel momento.
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Oggi è il primo martedì di settembre. L'estate sembra aver già ceduto il passo all'autunno, e un'atmosfera frizzante, colorata di foglie cadute e ultimi fiori di lavanda, permea le vie del borgo.
Fabiana, seduta a uno dei tavolini esterni del Bar del Poggio, sta sorseggiando un aperitivo insieme a un uomo di temperamento allegro, mentre ai suoi piedi, accucciato, riposa il suo cane, un meticcio nero dal muso lupino.
Una lieve folata di vento le fa scendere sul viso una ciocca ribelle. Quei lunghi capelli castani, né lisci né ricci, quanto li odiava da ragazzina! Li aveva colorati in mille modi diversi e acconciati in altrettante fogge, passando dalla piastra ai bigodini e concludendo il percorso di guerra con un look alla Soldato Jane.
Sbuffa un po’, si risistema le chiome, mentre i braccialetti color bronzo che porta al braccio destro tintinnano leggermente tra loro. Quel suono allegro, che ricorda vagamente i campanelli, ha il potere di richiamare su di sé lo sguardo di una coppia di giovani turiste, sedute al tavolo diametralmente opposto. Avranno poco più di vent’anni. I loro sguardi si incrociano per un istante e, tra le commensali, vi è un sincero scambio di sorrisi. Forse l'hanno riconosciuta e a breve le si avvicineranno per scambiare due chiacchiere.
I dodici rintocchi del campanile chiamano a raccolta un gruppetto di scriccioli nascosti tra i rami d’abete, che spiccano immediatamente il volo. Un'immagine tenera e piena di vita che lei vorrebbe tanto poter fotografare, se soltanto uno scatto riuscisse a rendere la magia del momento.
"Vedi", dice all'uomo di fronte a lei, puntandogli contro la cannuccia dell'aperitivo, "il mio prossimo progetto deve essere così: un volo di scriccioli nel cielo autunnale." Alza le braccia, quasi a volerlo abbracciare quel cielo.
Lui le sorride, un sorriso perfetto, di ragazzino, e annuisce col capo. "Prova con un nuovo mazzo di oracoli, una carta per ogni giorno d'autunno. O per ogni giorno di settembre, meglio. Non esagererei con il numero". Porta il bicchiere alle labbra e con un ultimo sorso termina il drink. "Questa volta però voglio un tuo ritratto sul dorso delle carte." conclude appoggiando il bicchiere sul tavolo e alzandosi dalla sedia. "Martini o Aperol?"
Gian è fatto così. Quando sa di avere ragione non ti lascia il tempo di replicare.
"Martini e... Non se ne parla proprio!" risponde in fretta Fabiana, alzando il tono della voce, prima che l'uomo entri nel locale. Pur sentendosi leggermente indispettita, la sua serenità non ne è rimasta scalfita. Da quando è arrivata a Rio d'Oro, ha promesso a se stessa di meritarsi davvero quella vita, quella pace.
Prendersela per un capriccio è affare di cittadini subissati dal lavoro e in preda alle lancette. Lei ha bisogno di godere delle piccole cose. Anche delle idee malsane del suo migliore amico.
Ai suoi piedi, il cane solleva il muso e muove appena le orecchie: ha percepito un movimento e inizia a chiedersi se non sia forse giunto il momento di rincasare. Invece la sua padrona scuote leggermente la testa e si china ad accarezzarlo. Infila la mano libera nella tasca dei pantaloncini per estrarne un biscottino. Un movimento libero, naturale. Come la vita.
E la vita, sulla strada principale di Rio d'Oro, continua a scorrere tra un cinguettio, il fumo di una sigaretta, il tintinnare dei braccialetti ed il brusio dei passanti.
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